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ID 62
IMMAGINE
TITOLO Jeep Hummer
CORPO DEL MESSAGGIO IL telaio deriva da quello della Chevrolet Tahoe – una tipica gippona americana – ma ha ricevuto profonde modifiche sia nella struttura, formata da elementi scatolati e rinforzati per sopportare un peso maggiore, sia nella geometria delle sospensioni: all’avantreno gli elementi elastici sono barre di torsione longitudinali, dietro c’è un ponte rigido a molle elicoidali. Insomma, tutto come vuole la migliore tradizione fuoristradistica. Ciò che cambia veramente, rispetto al precedente modello H1, sono le dimensioni, più adatte ad un uso stradale. I progettisti hanno giustamente “ristretto” un mezzo che era largo quasi 2,20 m (ma senza esagerare troppo: adesso la larghezza è comunque di 205 cm circa) mentre l’altezza minima da terra è diminuita di ben 15 centimetri, arrivando a quota 25 contro i tradizionali 20-21 di una comune SUV. Rimangono invece gli sbalzi molto corti, i mastodontici pneumatici 315/70 R 17 e i pannelli protettivi per meccanica e serbatoio. Le particolarità costruttive però non si fermano qui, perché il corpo vettura è montato in posizione elevata per evitare l’eccessiva invadenza della trasmissione nell’abitacolo. Risultato? L’altezza “fuori tutto” ammonta a due metri tondi, valore che può diminuire se si adottano le molle a gas opzionali. In questo caso l’angolo d’uscita, normalmente di 38 gradi, raggiunge i 42, fermo restando quello d’attacco di 40°. Durante la marcia inoltre le camere d’aria svolgono una funzione autolivellante in funzione del carico e possono aumentare la corsa utile delle ruote facilitando il superamento di passaggi difficili. Difficili come i guadi che possono essere affrontati a bassa andatura fino ad una profondità di 51 cm. Sì perché quella del fuoristrada puro rimane la vera passione dell’Hummer, caratteristica che lo differenzia da tutti gli altri prodotti più o meno “ammorbiditi” presenti sul mercato. Lo dimostra la capacità di arrampicarsi fino al 60%, di superare pendenze laterali del 40%. Ecco perché alla trasmissione sono state riservate grandissime attenzioni. La parte “hardware” della sofisticata trazione integrale prevede una classica ripartizione della coppia 40/60 fra avantreno e retrotreno, con la possibilità di bloccare il differenziale posteriore Eaton e quello centrale, e di inserire un rapporto di moltiplicazione finale di ben 33,1:1 a fronte degli ordinari 2,64:1. Poi entra in gioco il software. Il traction control a gestione elettronica è naturalmente un dispositivo che ci si poteva aspettare da un veicolo come questo, ma l’H2, a costo di far gridare i puristi allo scandalo, è andato oltre. Oltre al tradizionale antislittamento, che consente di muoversi anche con una sola ruota in aderenza e modifica il suo intervento in relazione alle varie configurazioni meccaniche selezionate, non mancano altre interessanti (e numerose) applicazioni tecnologiche.
NOTE PIE PAGINA

 

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