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16
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Sofia Goggia e Federica Brignone a Crans Montana prima e seconda nella discesa
CORPO DEL MESSAGGIO
Sofia Goggia prima, con le mani ormai sulla sua quarta Coppa del mondo della discesa; Federica Brignone seconda, tosta ed efficace anche se la francese Laura Gauche, bravissima e alla fine terza, prova fino all’ultimo a insidiare almeno la sua posizione. Sulla pista Mont Lachaux di Crans Montana va in onda, dopo i tormenti dei rinvii (continuati anche dopo la cancellazione della gara originaria, sabato 25 febbraio), una splendida doppietta azzurra: non è una novità da queste parti. È la diciassettesima nella storia, al femminile, del nostro sci. Eh sì, la libera è da tempo terra di conquista italiana e sulle complicate nevi della località chic del Vallese c’è la conferma.Il pensiero corre al Mondiale quando proprio Sofia Goggia sorprese tutti, stavolta nel solco della delusione, inforcando e mancando una medaglia (forse d’oro) che sembrava una delle cose più sicure di questo mondo. Ma quel giorno di Meribél è già passato: Sofia è tornata Sofia e ha imposto il segno del comando: quinta vittoria stagionale — l’ ultima volta era stata in gennaio a Cortina —, ventiduesima nella carriera (ora è lei l’azzurra più vincente: 22-21 nel duello eterno con la Brignone). Al parterre ha lanciato, alzando le mani, il suo urlo simbolo: «Solo i coraggiosi!». E Federica, la splendida Federica reduce da un oro e un argento iridati, le fa da ancella, rischiando di batterla. Sofia lo conferma: «Sapevo che Fede avrebbe potuto insidiarmi. Sono stata superiore nei salti, però sono andata larghissima nella curva finale. Ma alla fine, come direbbe qualcuno che è purtroppo appena mancato, è stata una discesa con i baffi».Con i baffi (omaggio dunque a Maurizio Costanzo) e i controbaffi per levarsi, sul piano strettamente agonistico, qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di chi in Savoia aveva fatto bottino al suo posto. Dov’è la campionessa del mondo, la svizzera Fleury? Al sedicesimo posto, battuta pure da Marta Bassino (che liberista pura in fondo non è). E la medaglia d’argento, l’austriaca Ortlieb? Ancora più indietro, accomunate in una sconfitta netta che ha coinvolto tutte le altre: la Gut-Behrami; la campionessa olimpica (e bronzo pochi giorni fa) Suter; la slovena Stuhec, nona e a questo punto, con due discese rimanenti e uno svantaggio ormai al limite della condanna aritmetica (179 punti) deve rinunciare all’idea di soffiare alla Goggia il globo di cristallo.Si è gareggiato nel ricordo di Elena Fanchini. Tante atlete avevano sul casco un leone, simbolo dell’azzurra mancata di recente. Ma non l’aveva Sofia: «Non l’ho ancora messo, però Elena è nel mio cuore». Nel suo ricordo ha spinto, cercando di cancellare il brutto ricordo dell’unica prova conclusa nelle reti dopo cinque porte e più in generale un momento non esente da difficoltà. Anche in questa gara s’è vista una Sofia imperfetta, che deve rosicchiare alle avversarie — poco, ma deve rosicchiare: al penultimo intertempo era tornata sotto di 18 centesimi rispetto alla Mowinckel, leader provvisoria — e che deve ricorrere a tutte le sue magie per fare quello che tutti si aspettano da lei. «Quanto avevo bisogno di un risultato così? Tanto: quello che porti in pista rispecchia ciò che hai dentro. Ci sono periodi della vita in cui non tutto va per il verso giusto. Questa volta avevo bisogno di essere adeguata e di confermare la mia solidità». Missione compiuta: la quarta Coppa del Mondo della libera è ormai al sicuro e l’Italia, gratificata anche dal settimo posto della bravissima Laura Pirovano, festeggia il successo numero 120 con le donne. Un altro enorme campanaccio svizzero — è il regalo dei vallesani a chi vince a Crans Montana — è stato donato a Sofia. Servirà allora un’altra mucca, una sorellina per Ambrosi che vive in una stalla vicina all’allevamento delle galline ipercoccolate con la musica classica.
NOTE PIE PAGINA
Febbraio 2023
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